Ad occhi chiusi con Dubuffet

progetto ideato e realizzato da Adele Marrazzo

Autoportrait II, 1966, 25 x 16,5 cm. Collection Fondation Dubuffet, Paris

“La vera arte è dove nessuno se lo aspetta, dove nessuno ci pensa né pronuncia il suo nome. L’arte è soprattutto visione e la visione, molte volte, non ha nulla in comune con l’intelligenza né con la logica delle idee.”

“L’arte che si ignora, che non conosce il proprio nome, prodotta dall’ebbrezza creativa senza alcuna destinazione”

Pittore, incisore e scultore, il francese Jean Dubuffet (1901-1985) è noto per la sua “art brut” o arte grezza. Il termine, da lui steso coniato nel 1945, individua opere semplici e primitive, frutto spontaneo di una tensione espressiva non mediata dall’esposizione culturale e non corrotta dalla logica di mercato: come quelle dei bambini, dei folli, dei popoli non ancora civilizzati. Si tratta di opere piene di un’energia vitale inesplorata e a tratti violenta, realizzate con materiali di recupero come catrame, ghiaia, scorie, ceneri e sabbia legati con vernice e colla, con un’originalità di forme derivata dall’assenza di modelli precostituiti e dalla libertà da ciò derivante.
Facendo riferimento a questo vasto repertorio di “artisti loro malgrado”, insieme ad André Breton e altri, fonderà una “Compagnie de l’art brut”: l’espressione “Art Brut” sarà poi in seguito analizzata meglio nei suoi scritti e nei “Cahiers de l’Art Brut”. La sua raccolta di opere di malati di mente, bambini, realizzata anche per ricercare rapporti ed analogie con la pittura arcaica ed i graffiti dei popoli primitivi, è ora custodita nel Museo dell’ “Art Brut” a Losanna, in Svizzera (più di 5000 opere realizzate da quasi 500 artisti). Il termine “Art Brut” – antitetico a quello di “Beaux Arts”- individua un’estetica del “brutto” che si oppone ad un’estetica del “bello”. Ed è proprio questo aspetto parte di rilievo del percorso didattico che qui si propone, laddove ai bambini, come si vedrà, sarà fatto capire che non necessariamente l’arte deve accarezzare l’occhio in modo convenzionale.

L’opera alla quale si ispira il percorso didattico, AUTOPORTRAIT II, disegnato con pennarello su carta, fa parte del ciclo Hourloupe realizzato tra il 1962 e il 1974, nato quasi per caso disegnando a telefono. Già il nome di questa serie, molto lunga, iniziata a 61 anni, è esplicativa del suo contenuto: Hourloupe è la sintesi di una serie di assonanze, “hurler” “hululer” “loup”, (ruggire, urlare, lupo).

L’opera scelta fa parte di una serie di 6 autoritratti. Le forme che costituiscono le diverse parti del volto dell’artista sono ben definite dal tratto spesso di un pennarello nero e circoscrivono aeree più limitate, campite con linee diversamente inclinate rosse o blu, o completamente colorate con questi stessi colori primari. L’estrema sobrietà dei mezzi utilizzati e l’apparente semplicità di questo autoritratto non impediscono un’intensa espressività dello sguardo in cui possiamo vedere la nostalgia e la tristezza.

   
Titolo:      “AD OCCHI CHIUSI CON DUBUFFET”
DESTINATARI e ordine di scuola: classe seconda della scuola primaria. Scuola A.Manzoni di Pagani (SA).
DISCIPLINA:   Arte e immagine; Italiano; Matematica; Inglese  

Metodologia  – Lavoro laboratoriale; – Lavoro individuale; -Coperative learning -Discussione guidata  
TempiTre lezioni in una settimana
SpaziClasse; Laboratorio  
Risorse e materialiLibro di classe. Lavagna interattiva multimediale. Fogli d’album A4;Fotocopie. Kit per disegno geometrico. Matite per disegnare. Fotografie. Pennelli. Tempere di vari colori. Pennarelli. Fogli A4, A3. Stuzzicadenti. Accessori sartoriali. Pasta. Cartoncini colorati. Forbici. Pastelli. Stampe del ritratto. Bolle di sapone. Autoritratto scomponibile. Ruota didattica  

CONTENUTI TEORICIOBIETTIVI DI APPRENDIMENTOCOMPETENZE
-Il ritratto
-La linea  
-Conoscenza degli elementi che compongono un volto anche in lingua straniera  
-Jean Dubuffet
-L’Art brut
-Riproduzione di un ritratto;  
-Testo descrittivo.    
Prendere la parola negli scambi comunicativi (dialogo, conversazione, discussione) rispettando i turni di parola;   Acquisire le capacità manuali, percettive e cognitive necessarie per l’apprendimento della scrittura.  
Scrittura (produzione scritta)
-Scrivere parole e semplici frasi di uso quotidiano attinenti alle attività svolte in classe e ad interessi personali e del gruppo.  
Parlato (produzione e interazione orale)
-Produrre frasi significative riferite ad oggetti, luoghi, persone, situazioni note.  
-Eseguire un semplice percorso partendo dalla descrizione verbale o dal disegno, descrivere un percorso che si sta facendo e dare le istruzioni a qualcuno perché compia un percorso desiderato      
Elaborare creativamente produzioni personali e autentiche per esprimere sensazioni ed emozioni; rappresentare e comunicare la realtà percepita.  
Sperimentare strumenti e tecniche diverse per realizzare prodotti grafici, plastici, pittorici e multimediali.  
– Introdurre nelle proprie produzioni creative elementi linguistici e stilistici scoperti osservando immagini e opere d’arte  
– Analizza un’opera d’arte 
– Conosce  la linea 
– Costruisce un testo descrittivo.  
– Sa distinguere gli elementi che sono presenti in un volto nella madrelingua e in lingua straniera    
– Conosce alcune tecniche artistiche  
– Descrive e rappresenta un ritratto
– Rispetta il proprio turno  
– Collobora con i compagni  
-Costruisce ed utilizza in modo corretto un inquadratore;  
– Sa realizzare elaborati grafici correttamente      
 

Nella classe è presente un alunno disgrafico e con difficoltà di integrazione. Ha difficoltà visuo-spaziali, motorie, problemi di organizzazione della scrittura e presenta uno scarso desiderio di disegnare. L’insegnante non propone al bambino attività del tutto differenti rispetto agli altri alunni della classe, ma per favorirne l’integrazione, gli assegna il compito di capogruppo. Gli chiede di ricercare con le dita le linee presenti sul ritratto e poi di ricercarle ancora, all’interno della classe, negli oggetti presenti, ancora toccandole dall’inizio alla fine e definendone la tipologia. Successivamente l’insegnante fa disegnare al bambino linee con la mano sulla lim e poi gli chiede di disegnarle alla lavagna. Propone inoltre al bambino di disegnare le linee bendato, aiutandosi con gli altri sensi: tatto, udito, olfatto. Ad esito dell’esperienza, il bambino è riuscito nell’obiettivo desiderato e sembra che dopo questa attività la sua scrittura sia molto migliorata: a questo punto, dopo aver realizzato il disegno, si diverte dipingendo con l’ausilio del pennello e delle tempere.

AD OCCHI CHIUSI CON DUBUFFET

PRIMO INCONTRO – Riflettendo sulla bruttezza delle opere d’arteAlla scoperta del ritratto con Jean Dubuffet

Partendo dall’ Autoritratto II di Dubuffet, attraverso domande-stimolo, l’insegnante chiede ai bambini quali sono gli elementi dell’immagine che hanno catturato la loro attenzione e che cosa rappresenta l’immagine. Per la maggior parte dei bambini la figura, riconosciuta come quella di un uomo, non ha suscitato particolari emozioni, risultando addirittura sgradevole. È proprio da questo scarso apprezzamento estetico che la maestra inizia il suo percorso didattico.

Facendo riferimento al pittore avanguardista Dubuffet, si è aperto un acceso dibattito che parte da alcune domande stimolo rivolte ai bambini: un’opera d’arte deve essere per forza “bella”? E se non è bella non è arte? L’arte è solo ciò che piace? Dopo interessanti riflessioni abbiamo concluso che l’opera d’arte non deve per forza corrispondere ai nostri ideali generali di bellezza, ma può essere espressione, messaggio, provocazione, scelta… anche del brutto!

Per meglio comprendere quello che Dubuffet voleva esprimere si ritiene necessario analizzare l’opera e scomporla in ogni sua parte e proprio per questo ai bambini viene chiesto di costruire un personale inquadratore in modo da poter vedere da vicino e in uno spazio delimitato l’opera.

I bambini notano come il ritratto sia composto da linee orizzontali, verticali e oblique e come l’immagine sia dominata dai colori rosso, blu, nero e bianco. Notano successivamente che sul volto sono presenti linee che in genere non sono utilizzate per definirne gli elementi, nonostante compaiono comunque con evidenza due occhi, un naso, una bocca e due orecchie dalla forma bizzarra.

Alla scoperta delle linee

Partendo proprio dalle linee presenti nell’opera, l’insegnante introduce la linea come elemento grafico. Lo scorso anno i bambini hanno già potuto constatare che il punto è il segno grafico più semplice e dal suo movimento si sviluppa la linea. La linea è infatti un punto in movimento (ne possiamo infatti indicare il punto di inizio – o anche punto di partenza – e un punto di fine – o punto d’arrivo) che lascia dietro di sé una traccia ben definita. “Se potessimo osservare una linea con uno strumento speciale… ci accorgeremo che è formata da tanti piccoli punti infiniti che la delineano”. La nostra classificazione delle linee parte proprio dal punto e molte delle osservazioni che faremo si baseranno proprio sul rapporto punto-linea.

Partendo da una semplice definizione di linea come “punto in movimento… che segna il suo passaggio”, l’abbiamo rappresentata seguendo l’opera di HANS HARTUNG.”24”, RADIERUNG. Si tratta di un’opera che si presta bene non solo per il lavoro di scoperta della linea, ma anche per rafforzare nel bambino il controllo del gesto nello spazio grafico. Sul colore a tempera steso su tutta la superficie del foglio, facciamo libere incisioni di linee.

In seguito abbiamo iniziato a ragionare sulle diverse possibilità di disegnare delle linee e per farlo ci siamo anche concentrati sulle linee osservabili non solo da un punto di vista geometrico. Così abbiamo trovato sì le linee orizzontali, verticali e oblique ma anche quelle ondulate, spezzate, a serpentina e spiraliformi. Abbiamo parlato della linea nelle opere d’arte e osservato come le linee possano diventare motivi ornamentali, decorativi o anche elementi per riempire campiture. Proprio dalla nostra osservazione abbiamo cercato di dare un nome alle linee presenti nel disegno ornato: linee ondulate (che poi prenderanno il nome geometrico di curvilinee) o a serpentina ad esempio.Successivamente i bambini sono stati divisi in gruppi da 8 bambini, i tre gruppi con diversi materiali hanno definito su di un cartellone le linee, dandone una definizione. In un secondo momento ai bambini è stato chiesto di disegnare la propria mano e di riempire gli spazi con diverse linee.

L’insegnante chiede ai bambini di dividere il foglio in 8 parti e di campire gli spazi con le linee da loro desiderate. In questo modo i bambini riescono a comprendere che attraverso le linee è possibile disegnare qualsiasi cosa desiderino.        

SECONDO INCONTRO

The part of face with Dubuffet

L’insegnante riprende il tema trattato e chiede ai bambini di completare delle schede da colorare con linee oblique, verticali e orizzontali, alla maniera di Dubuffet.

Dopo aver parlato di linee spezzate, aperte chiuse etc . ai bambini è stato ripresentata l’immagine del volto di Jean Dubbuffet ed è stato loro chiesto di descriverlo, prima in italiano e successivamente in inglese.

Prende poi avvio un gioco, che si serve di una ruota appositamente creata e di un’immagine dell’opera di Dubuffet privata di alcune parti del volto. I bambini devono denominare in inglese le parti del volto toccate in sorte facendo girare la ruota e, fatto ciò, dovranno poi ricomporre l’immagine di Dubuffet con le sue parti mancanti.

Il secondo gioco, molto divertente, che ha tanto coinvolto i bambini, consiste nel far scoppiare le bolle di sapone con le parti del volto richieste dall’insegnante, con la frase Pop the bubble with…Il bambino dove comprendere la parte del corpo con cui scoppiare la bolla e nominare la parte del volto richiesta dall’insegnante.

.

L’insegnante propone a ciascun bambino di dividere e ritagliare lungo l’asse di simmetria una loro foto, scattata ritraendoli a mezzo busto. Il bambino dovrà prima disegnare simmetricamente la parte mancante senza alzare la matita dal foglio A4, poi ricalcare il tratto a matita con un pennarello nero ed infine colorare il ritratto, campendolo con le linee servendosi dei pennarelli a disposizione. A seguire egli incollerà sul quaderno d’inglese l’altra metà della foto, indicando, in lingua inglese, le parti che compongono il volto della figura.

TERZO INCONTRO

Un ritratto ad occhi chiusi con Jean Dubuffet

L’insegnante riorganizza il setting, riprende il tema trattato e chiede ai bambini di formare due squadre all’interno delle quali formare delle coppie, ogni bambino dovrà porsi di fronte all’altro. Partendo dalla squadra rossa, l’alunno dovrà descrivere il volto del compagno, delinearne le forme, le caratteristiche del volto, dei capelli e dell’espressione del viso.

 Una volta verbalizzato quello che è stato descritto l’insegante propone una nuova attività ad occhi chiusi. Proprio rifacendosi a Dubuffet i bambini saranno bendati, e, senza togliere la matita dal foglio, dovranno disegnare l’immagine del volto del proprio compagno: sarà proprio come nei dipinti che fuoriescono spontaneamente dalla mano di Dubuffet, come scarabocchi, come pensieri che si accavallano nel corso della giornata.

Un’interpretazione del tutto personale della realtà.

L’arte, infatti, non è rilegata in un perimetro o in un letto. È libera di andare ovunque.

È così che queste linee fluide, colorate, che nascono da uno scarabocchio fatto durante l’attesa a telefono, sembrano animarsi e muoversi in tutte le direzioni, diventano delle architetture, delle istallazioni e delle opere viventi. Successivamente la figura verrà ripassata con un pennarello nero, e colorata alla maniera di Dubuffet con pennarelli rossi e blu. Con linee verticali, orizzontali e oblique.

L’insegnante chiede quindi ai bambini di guardarsi allo specchio e di descriversi e di trascrivere la propria descrizione sul quaderno.

Per i bambini della scuola primaria fare il “ritratto” è un’esperienza figurativa molto significativa, anche se presenta qualche difficoltà. Si deve affrontare la sfida di rappresentare nel disegno ciò che ciascuno conosce di sé. Imitando lo stile di Jean Dubuffet abbiamo disegnato il volto a occhi chiusi, staccando il meno possibile la matita dal foglio, per creare degli spazi chiusi da decorare. Le decorazioni in rosso e blu imitano il repertorio grafico di Dubuffet, con le sue linee e campiture. L’insegnante procura tutto il materiale possibile per decorare il ritratto. Il bambino dovrà prima pitturare con le tempere a disposizione il materiale fornito che in seguito incollerà a piacimento sul foglio con colla vinilica.

 AUTOVALUTAZIONE

 
Partecipo volentieri ai lavori di gruppo ?   
Accetto volentieri il ruolo che mi viene assegnato ?   
Rispetto il mio turno ?   
Collaboro con i miei compagni ?   
Ascolto con attenzione e capisco le istruzioni?   
Rispetto le regole?   

= Sempre     = Quasi sempre    = Mai

 
Le attività svolte mi sono piaciute ?  
È stato facile svolgere i compiti assegnati ?  
È stato bello condividere l’emozioni proprie con i compagni ?  
Mi sono divertito ?  

 = Si   = No