Progetto ideato, realizzato da Debora Santorelli – testo di Debora Santorelli
L’obiettivo dell’Unità di Apprendimento laboratoriale è di far comprendere ai più piccoli che l’arte può essere vissuta e “trovata” ogni giorno nel proprio quotidiano. Le diverse attività proposte hanno lo scopo di avvicinare il bambino alla scoperta delle mille forme e colori che un paesaggio può assumere, favorendo le sue capacità di osservazione e pervenendo ad una rappresentazione personale.

“Man mano che si invecchia diventa sempre più difficile conservare la spontaneità dentro di te, ma io ci provo” – David Hockney
Il percorso didattico è stato progettato per una classe terza della scuola primaria, ed è stato realizzato con un bambino di 9 anni frequentante tale classe. Le attività sono di tipo laboratoriale e afferiscono specificamente alle discipline di arte e immagine, ma coinvolgono anche le altre discipline, quali italiano, geografia, matematica e scienze. I contenuti, oggetto di insegnamento e apprendimento, sono i diversi usi dei colori, le forme, il paesaggio e il tempo meteorologico. Il traguardo per lo sviluppo delle competenze scelto, tratto dalla Indicazioni Nazionali del 2012, rientra nella disciplina arte e immagine: «L’alunno utilizza le conoscenze e le abilità relative al linguaggio visivo per produrre varie tipologie di testi visivi (espressivi, narrativi, rappresentativi e comunicativi) e rielaborare in modo creativo le immagini con molteplici tecniche, materiali e strumenti (grafico-espressivi, pittorici e plastici, ma anche audiovisivi e multimediali)».
Il prodotto finale (compito di realtà) dell’unità di apprendimento consiste, infatti, nella realizzazione della fotografia di un paesaggio che il bambino può osservare dal balcone di casa sua. La fotografia stampata sarà poi dipinta ispirandosi allo stile dei Fauves: a tale scopo si sperimenteranno diverse tecniche di pittura e diversi strumenti per dipingere. Per raggiungere tale traguardo sarà sostenuta fortemente la capacità di osservazione e analisi dell’immagine.
L’insegnante, inizialmente, mostra al bambino l’opera “Garrowby Hill” di David Hockney stimolando la sua capacità di osservazione. L’insegnante chiede al bambino se ha esperienze legate al paesaggio (osservazione da casa, esperienza diretta, fotografia) e di esprimere verbalmente quello che vede nel dipinto. La docente ricopre il ruolo di facilitatore per favorire la comprensione dell’opera. Il bambino, grazie al supporto dell’insegnante, inizia a discriminare la diversità di colori e di forme presenti nel paesaggio. Nota che i colori principali dell’opera sono le tonalità del verde, blu, giallo e marrone. L’insegnante fa osservare i particolari del dipinto e invita il bambino ad individuare le svariate forme geometriche che fungono da sfondo. Il dipinto di Hockney ha una funzione espressiva volta a suscitare nell’osservatore diverse emozioni e sensazioni. Il bambino viene dunque stimolato a cogliere e a descrivere le sensazioni emotive che un paesaggio può trasmettere attraverso i colori.
Nella seconda fase, l’insegnante ripropone al bambino il dipinto di Hockney, per rafforzare la comprensione dell’opera. Per evidenziare la struttura del paesaggio, si propone al bambino un’attività di scomposizione e ricostruzione dell’opera. L’insegnante fornisce al bambino una fotocopia dell’opera e lo invita a marcare le linee della struttura del paesaggio con un pennarello e a ritagliarle. Il bambino segue le indicazioni della docente e partecipa con interesse alle attività. I vari pezzi, riportati su fogli di carta collage nei colori più vicini alla realtà rappresentata, possono poi venir sostituiti con quelli di identifica forma ritagliati dalla carta collage stessa. Il paesaggio viene infine “rimontato” con i nuovi pezzi che ne evidenziano maggiormente la struttura. I “pezzi” del paesaggio, riportati su carta collage, permettono al bambino di ricostruire un’immagine ad effetto e di individuare le diverse forme presenti nel paesaggio.

Nella terza fase, l’insegnante invita il bambino a riprodurre un paesaggio su un cartoncino. Il paesaggio può essere campito privilegiando il contrasto caldo/freddo dei colori, attraverso l’utilizzo delle tempere. L’insegnante lascia libero il bambino di realizzare il suo paesaggio. Il paesaggio potrebbe essere disegnato anche facendo riferimento alle sensazioni e alle emozioni percepite in quel momento. Il bambino sceglie liberamente di produrre un paesaggio marino, immagina di dividere il cartoncino in due parti, e colora la sua produzione con le tempere evidenziando il contrasto caldo/freddo dei colori. L’insegnante chiede, quindi, al bambino di indicare tra le due parti dell’immagine quella che trova più evocativa, aiutandolo a identificare gli elementi che la rendono tale (tra questi vi è senza dubbio il colore).


La docente, successivamente, invoglia il bambino a realizzare un ulteriore paesaggio con una condizione atmosferica particolare. Il bambino viene lasciato libero di campire il paesaggio nei modi e con gli strumenti che preferisce. Il bambino realizza un paesaggio di montagna con la pioggia.
L’insegnante chiede innanzitutto al bambino quale delle due immagini preferisce e il perché: in tal modo il bambino inizia a cogliere differenze comunicative tra i due tipi di immagine, oltre che ad apprezzarne gli aspetti formali quali il colore, la composizione, la scelta del campo. Al termine del lavoro, l’insegnante chiede al bambino se la produzione dei due diversi paesaggi sia stata di suo gradimento, se sia soddisfatto del risultato ottenuto, quali emozioni voleva trasmettere con le sue produzioni, quali colori ha utilizzato e come li ha utilizzati.

L’insegnante invita il bambino a produrre, con l’ausilio della fotocamera, una fotografia del paesaggio che può osservare ogni giorno dal balcone di casa. Il bambino realizza la fotografia e l’insegnante lo invita a campire il paesaggio alla maniera “Fauves”. Il Fauvisme è un movimento pittorico francese, nato a Parigi nel 1905 e sciolto nel 1907. Il termine “Fauves” fu utilizzato per sottolineare, in senso spregiativo, l’uso “selvaggio” del colore utilizzato dai pittori. I pittori di questa corrente, infatti, superano l’equivoco che ancora legava la concezione dell’arte all’imitazione naturalistica della realtà. I colori primari sono usati in funzione decisamente antinaturalistica, alberi viola e figure umane rosse, scelti ed accostati liberamente ed arbitrariamente secondo una coerenza insita esclusivamente nell’armonia della composizione. Quello che contava per i Fauves non era il significato dell’opera, il chiaroscuro o la prospettiva, ma la semplificazione delle forme, l’immediatezza e il colore.
I diversi paesaggi realizzati dal bambino, congiuntamente alle sue osservazioni sul proprio lavoro, costituiscono l’oggetto della valutazione finale, verificando lo sviluppo delle competenze relative al diverso uso dei colori, al collegamento degli stessi con le condizioni metereologiche, all’approccio espressivo alla pittura, alla capacità di osservazione e all’utilizzo delle regole della percezione visiva anche in relazione all’orientamento nello spazio e sua rappresentazione.

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